OBIETTIVO EUROPA
 
Turchia: dentro o fuori?
Una questione che ha ultimamente sollevato molte polemiche riguarda le dichiarazioni del presidente della Convenzione europea, Valéry Giscard d’Estaign, circa il possibile ingresso della Turchia nell’Unione europea. In un’intervista al quotidiano francese Le Monde egli ha affermato che l’ingresso della Turchia rappresenterebbe la fine dell’Europa. Al di là del peso politico che affermazioni del genere possono avere, soprattutto in un momento in cui l’Europa, proprio attraverso la Convenzione e l’allargamento ai Paesi dell’Est, sta avviando una fase del processo di integrazione particolarmente delicata, vogliamo cercare di soffermarci sulla questione,in realtà molto brevemente, prendendo in considerazione due riflessioni.
Si è discusso riguardo la probabile svolta religiosa voluta dai cittadini della laica Repubblica turca dopo l’ascesa al governo del Partito islamico della Giustizia e dello Sviluppo; in realtà si può notare come la scelta popolare sia stata dettata piuttosto dalla volontà di rompere con una classe dirigente corrotta e incapace di rapportarsi con le questioni imposte dall’attualità internazionale, in primo luogo proprio l’ingresso del Paese nell’Unione Europea, che sembra richiesto dalla gran parte della popolazione (mi è bastato parlare con alcuni abitanti di Istanbul l’estate scorsa per capire quanto il popolo turco speri nel buon esito della trattativa europea).
Riflettiamo ora sul problema della “guerra di civiltà” che sarebbe scoppiata (il condizionale è d’obbligo) dopo l’11/9/2001; non ci rendiamo conto che chiuderci all’interno della “fortezza europea” non comporterà altro che un inasprimento dei rapporti tra il mondo occidentale e quello islamico? L’unica possibilità è l’integrazione: non che questa rappresenti la soluzione ad ogni problema, la bacchetta magica che cancella ogni avvenimento ed ogni sentimento di ostilità, ma certo potrà aiutarci a risolvere pacificamente la questione. La paura di Giscard, cioè che Paesi come il Marocco, la Tunisia o l’Egitto dopo la Turchia possano aspirare ad entrare nell’Unione, è del tutto infondata; sarà anzi solo una situazione di questo tipo che ci permetterà di arginare i pericoli posti dalla “guerra di civiltà”. E’ chiaro, nessuno entrerà nell’Unione finché non avrà raggiunto alcuni obiettivi standard non solo economici, ma anche legati alla sfera dei diritti civili, questione ancora aperta in molti Paesi di religione islamica, ma solo con l’integrazione tra le due parti in conflitto si riusciranno a tessere seri rapporti di pace e cooperazione.
FRANCESCO D’ACUNTO 5L
 
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